mardi 11 septembre 2007
Libertà d’espressione
Le informazioni su questo blog,sono riprese da fatti reali e pubblici, dunque non diffamatori ma di libera critica.
lundi 10 septembre 2007
PER NON DIMENTICARE
Erano quasi le 17:58 del 23 maggio 1992. Il giudice Giovanni Falcone, direttore degli affari penali del ministero di Grazia e Giustizia, era da poco atterrato all’aeroporto di Punta Raisi con la moglie Francesca Morvillo anche lei magistrato. Si dirigeva a Palermo con la sua solita scorta e il suo solito sorriso sul volto. Tutto era tranquillo sull’autostrada Trapani-Palermo. Ma in un istante la croma marrone guidata dagli agenti della scorta salta in aria, investita da un’esplosione di 5 quintali di tritolo, e subito dopo anche l'auto del magistrato con accanto la moglie Francesca e dietro l’autista Giuseppe Costanza, rimasto vivo quasi per miracolo.
Un'esplosione radiocomandata da Cosa Nostra per uccidere 5 persone di grande coraggio e spessore. Nell’attentato di Capaci, insieme al giudice siciliano da tanti anni impegnato nella lotta alla mafia e alla moglie, rimasero uccisi anche tre dei sei agenti della scorta:
Antonio Montinaro 30 anni di Calimera (Le), arruolato in Polizia nel 1981 e assegnato al servizio scorte nel 1991 dopo essere stato in forza per alcuni anni alla squadra mobile. Lascia la moglie e due figli.
Vito Schifani 27 anni di Palermo, arruolato dal 1989 e assegnato al reparto scorte nel dicembre del 1991. Lascia la moglie e un figlio di pochi mesi.
Rocco Di Cillo 30 anni di Triggiano (Ba). Diplomato in chimica industriale e arruolato dal 1988. Aveva partecipato ad un corso speciale ad Abbasanta in Sardegna.
La ricomposizione e l'identificazione dei loro corpi, estratti dopo un lungo lavoro dei vigili del fuoco, è stata uno degli aspetti più difficili e penosi. Subito dopo l'attentato l'autostrada sembrava il "cratere di un vulcano" e nelle prime comunicazioni radio, Falcone veniva indicato con l’iniziale "Foxtrot", con la sigla “Monza 500” e con la qualifica di "nota personalità". Altri tre poliziotti si trovavano sull'auto che chiudeva la scorta e sono scampati alla strage. Questi i loro nomi: Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.
21 maggio 2007
dimanche 9 septembre 2007
Mi chiamunu... u mafiusu, na musca non mi passa pi lu nasu e quannu vogghiu sugnu priputenti, amara a ccu mi capita....!!!!!
1-
Il piccolo Di Matteo vittima della famiglia mafiosa DI CARO
2 -
Il libero professionista di ALLEANZA NAZIONALE,Gigi Bruccoleri,con i figli del Boss Calogero (Lillo) DI CARO Silvia e Diego all'ultimo ballo d'Italia di Bruxelles. Ottobre 2006
L'événement: Voir et être vu Voyages Voyages
www.voyagesvoyages.be/evenement/360/photos
http://www.youtube.com/watch?v=XOkRp0q2GCo
http://www.peppinoimpastato.com/visualizza.asp?val=447
Libellés :
di caro,
gigi bruccoleri,
mafia,
maria giovanna martorana
LA NUOVA MAFIA !
"In Sicilia,si diventa mafiosi per generazione, per casato, per discendenza, per il semplice fatto di essere nato in una famiglia di mafiosi. Il figlio di un mafioso è solitamente un mafioso e lo è sin dalle prime classi elementari."
Mafia: Indagato per estorsione il figlio di Provenzano
30 maggio 2007 alle 14:57 — Fonte : REPUBBLICA.IT
Uno dei figli del boss coerleonese Bernardo Provenzano, Angelo, è indagato dalla Procura della Repubblica di Palermo per l’ipotesi di estorsione.
La sua iscrizione nel registro degli indagati è stata decisa dopo che il nome di Angelo Provenzano era emerso dalle intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate dai carabinieri nell’ambito di attività investigative sui mandamenti mafiosi di Porta Nuova e di Pagliarelli, colpiti la notte scorsa da un’operazione che ha messo in luce i meccanismi del ‘pizzo’. In una delle conversazioni ascoltate dagli inquirenti, tra un uomo d’onore del mandamento di Porta Nuova e un imprenditore taglieggiato dal racket ma che vanterebbe parentele mafiose, si fa riferimento ad Angelo Provenzano e a un suo presunto intervento per caldeggiare uno “sconto” sulla somma richiesta come ‘pizzo’.
La notizia dell’iscrizione di Provenzano junior nel registro degli indagati non viene commentata negli uffici giudiziari di Palermo. In mattinata, durante la conferenza stampa sull’operazione dei carabinieri, gli inquirenti avevano detto che relativamente a questo procedimento non era stato adottato alcun provvedimento a carico di Angelo Provenzano. Su di lui è stato infatti aperto un fascicolo a parte.
La sua iscrizione nel registro degli indagati è stata decisa dopo che il nome di Angelo Provenzano era emerso dalle intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate dai carabinieri nell’ambito di attività investigative sui mandamenti mafiosi di Porta Nuova e di Pagliarelli, colpiti la notte scorsa da un’operazione che ha messo in luce i meccanismi del ‘pizzo’. In una delle conversazioni ascoltate dagli inquirenti, tra un uomo d’onore del mandamento di Porta Nuova e un imprenditore taglieggiato dal racket ma che vanterebbe parentele mafiose, si fa riferimento ad Angelo Provenzano e a un suo presunto intervento per caldeggiare uno “sconto” sulla somma richiesta come ‘pizzo’.
La notizia dell’iscrizione di Provenzano junior nel registro degli indagati non viene commentata negli uffici giudiziari di Palermo. In mattinata, durante la conferenza stampa sull’operazione dei carabinieri, gli inquirenti avevano detto che relativamente a questo procedimento non era stato adottato alcun provvedimento a carico di Angelo Provenzano. Su di lui è stato infatti aperto un fascicolo a parte.
AGI
ALLEANZA NAZIONALE FA ANTI MAFIA da salotto con i MAFIOSI… !!!!!!!!!!!!!
"Essere figli di mafiosi conta moltissimo per entrare a far parte della mafia, una sorta di diritto ereditario nella successione al comando del mandamento.
Racconta Pino Marchese: “con l’arresto di mio fratello Nino, mio zio, che era mafioso importante, mi ha voluto tenere sempre più vicino a sé. Io mantenevo i contatti con mio fratello che stava in carcere. Così cominciai a frequentare l’ambiente mafioso ed è a quel punto che mio zio, Filippo Marchese, mi si è messo vicino per farmi da guida in quel mondo”.
C’è chi invece proviene da famiglie estranee all’organizzazione criminale, prive di qualsiasi parentela con esponenti mafiosi, però famiglie indifferenti alla legalità, con figli cresciuti senza valori, senza punti di riferimento positivi. L’adesione al clan mafioso, in età adulta, assume persino un valore ideologico, salvo poi scoprire che la realtà è ben diversa."
Racconta Pino Marchese: “con l’arresto di mio fratello Nino, mio zio, che era mafioso importante, mi ha voluto tenere sempre più vicino a sé. Io mantenevo i contatti con mio fratello che stava in carcere. Così cominciai a frequentare l’ambiente mafioso ed è a quel punto che mio zio, Filippo Marchese, mi si è messo vicino per farmi da guida in quel mondo”.
C’è chi invece proviene da famiglie estranee all’organizzazione criminale, prive di qualsiasi parentela con esponenti mafiosi, però famiglie indifferenti alla legalità, con figli cresciuti senza valori, senza punti di riferimento positivi. L’adesione al clan mafioso, in età adulta, assume persino un valore ideologico, salvo poi scoprire che la realtà è ben diversa."
Fonte : L’apporto dei collaboranti: i perché di Riccardo Castagneri
On FINI,BELLISSIMO ILVOSTRO SPOT
PUBBLICITARIO…
MA !
IL VOSTRO PARTITO,FA ANTI MAFIA da salotto con i MAFIOSI… !!!!!!!!!!!!!
Se l’UDC ha “perso” il deputato On Lo GIUDICE nell’operazione ALTA MAFIA 2004,
legata alla cosca mafiosa DI CARO.AN rilancia,candidando alle ultime elezioni del consiglio comunale della città di Palermo,un commercialista,Gigi Bruccoleri,conosciuto in Sicilia per essere intimo amico della famosa famiglia mafiosa DI CARO.
Ma chi è Calogero Di Caro? Capo della mafia in provincia di Agrigento fino al suo arresto, avvenuto due anni fa nell’operazione “Alta mafia”, Lillo Di Caro è uno dei boss storici di Cosa Nostra della Sicilia occidentale, Di Caro avrebbe contribuito alla prigionia nell’agrigentino di Giuseppe Di Matteo 12 anni, il figlio del pentito Santino.Brusca consegno’ a Di Caro il ragazzino mentre Costanza avrebbe procurato la casa quando lo sventurato fu nascosto a Favara e sciolto nell’acido .
Il libero professionista di ALLEANZA NAZIONALE dichiara,il 13 marzo 2007 spudoratamente nel suo programma politico:
“Per cultura, formazione familiare e professionale ci sentiamo portatori di un politica nuova, anti mafiosa, ispirata ai valori dell’onestà, della legalità, della giustizia e della difesa dei più deboli. ”
Lo stesso candidato di ALLEANZA NAZIONALE,nipote di umili lavoratori agrigentini ;
è moralista nei i suoi intenti politici,ma il mese d’aprile seguente viene pubblicato sulla stampa belga, a braccietto un ennesima volta a Bruxelles,con i figli Diego e Silvia del boss DI CARO (41 bis -AQUILA) a i quali la DIA di Agrigento, su delega nazionale, ha sequestrato beni per un valore di 2 milioni e 400 mila euro. Sul giornale mondano l'EVENEMENT di Bruxelles, i tre amici si dichiarano spudoratamente nobili gattopardi…..!!!!
La domanda inquietante è ?
ALLEANZA NAZIONALE,che governa in parte Palermo,pratica la stessa politica ANTI MAFIA del suo candidato ?
FRANCESCO LUPETTO
Proletario SICILIANO
NO AI “BARONI” DELLA MAFIA !!!!!!!!
Sconfiggiamo la mafia!!!Se vogliamo veramente sconfiggere la mafia, non dobbiamo certamente conviverci, ma colpirla continuamente nei suoi punti deboli.
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